Nel cuore di Milano, un atelier che è rifugio, laboratorio e salotto. Qui Ciro Pistarino crea abiti su misura per calciatori, imprenditori e capi di Stato.
Via Corridoni 1, Milano. Un portone elegante e discreto apre le porte a un mondo di silenzio e bellezza sartoriale. Lì, in un piccolo scrigno di eleganza e quiete, nasce l’eleganza firmata Ciro Pistarino: personale, senza tempo.
“Ho iniziato a 17 anni, oggi viaggio nel mondo ma torno sempre qui. Questo atelier è casa mia — e voglio che lo sia anche per chi entra”.
Seduto su una poltrona in velluto illustra con calma serafica la sua concezione di eleganza sartoriale. Da sempre si mette a completa disposizione dei committenti: preferisce che siano i suoi clienti a brillare. Calciatori, imprenditori, manager, capi di Stato. Uomini molto diversi tra loro, accomunati da un unico desiderio: sentirsi a proprio agio in un abito che racconti chi sono davvero. “Spesso raggiungo i miei clienti, anche all’estero, in alternativa questo atelier è il mio “quartier generale”. "Questo luogo ha un’anima: rilassa, accoglie, stimola il dialogo. È da lì che nasce l’abito perfetto”.
La formazione di Ciro inizia da ragazzo, “in bottega”, come si diceva una volta. Ha imparato dai maestri, ha osservato, poi ha modellato. Negli anni ha affinato uno stile che è tutto suo: misurato, ma mai prevedibile. Le mani sanno già cosa fare, ma è l’ascolto a fare la differenza. L’abito su misura è come una conversazione privata, lo conferma Ciro: “Mi piace entrare, con delicatezza, nel mondo del cliente. Capire il suo stile di vita, i contesti che frequenta. Solo così posso interpretarlo con un tocco mio, sartoriale, ma sempre rispettoso. L’abito migliore è figlio di un dialogo: il cliente si sente libero, io colgo sfumature che fanno la differenza. In definitiva l’abito deve rispecchiare la persona, mai stravolgerla”.
L’osservatorio privilegiato di Ciro Pistarino ci offre anche una panoramica sulla moda sartoriale tra fedeltà e cambiamento. “La sartoria cambia più lentamente della moda. Le proporzioni si sono ‘asciugate’, i pantaloni accorciati. Ma la vera rivoluzione è nei tessuti: oggi tutto è più leggero, più flessibile, adatto a una vita moderna fatta di ambienti chiusi e clima mutevole. Si lavora tanto con i “mezzopeso”, mentre il lino, la lana/seta e i cotoni restano intramontabili”. Il suo tessuto preferito? "Il solaro. Un tessuto nobile, nato per l’esercito, amato da Gianni Agnelli, diventato un’icona. E poi, da sarto, adoro le sfide: i tessuti più leggeri, quelli con fili sottilissimi, sono i più difficili da domare. Ma regalano le soddisfazioni maggiori”. Tra le richieste più eccentriche in tanti anni di esperienza sartoriale Pistarino racconta di un calciatore che commissionò una giacca tutta colorata la festa dei suoi trent’anni, un capo elegante ma fuori dagli schemi; oppure le richieste di tasche segrete nella giacca per conservare documenti e oggetti personali. Ma, al netto di materiali e scelte sartoriali oggi che cos’è l’eleganza? E’ un concetto che resiste al tempo o va dissolvendosi in mille rivoli? “Oggi si usa meno la cravatta, la t-shirt sotto l’abito è diventata un must. È cambiata l’idea di formalità, ma non è detto che tutto questo non cambi di nuovo. In ogni epoca, resta solo una verità: l’eleganza appartiene alla persona, non all’abito. È il modo in cui si porta un capo a renderlo elegante, non il capo in sé. Un grande abito senza personalità è un guscio vuoto”. E per il futuro? Quali sono le sfide che si scorgono all’orizzonte? “Pochi giovani vogliono imparare un mestiere manuale. È un grande rischio: la sartoria italiana è un patrimonio, la nostra scuola è tra le più apprezzate al mondo.”
Nel salotto discreto di via Corridoni, Ciro Pistarino non vende abiti: regala esperienze. Tra un tessuto steso sul tavolo, una tazzina di caffè e un sorriso che mette a proprio agio anche il cliente più diffidente, si tramanda la bellezza di un mestiere che ha reso grande l’Italia. E che, con maestri come lui, ha ancora tanto da raccontare.